mercoledì 5 dicembre 2007

Rapine, la banda dei poliziotti napoletani

Bufera sulla Questura della città emiliana Assoldati quattro napoletani per mettere a segno i colpi

( Il Mattino 5/12/07)
Tre poliziotti, un carabiniere e un ex killer pentito della camorra inspiegabilmente a piede libero. Una gang in piena regola che, forte dei dati d’archivio ricavati dai rispettivi terminali, ha agito per molti mesi indisturbata. È quanto emerge dall’inchiesta della Procura di Modena che punta l’indice contro un’organizzazione ritenuta specializzata nei colpi nel nord Italia. In cella - con una richiesta di rinvio a giudizio in arrivo - ci sono tre poliziotti napoletani, uno dei quali fino a un anno fa svolgeva servizio in un ufficio della Dda di Napoli, dove venne arrestato nel corso dell’inchiesta modenese. Si tratta di Maurizio Canneva, ritenuto uno dei terminali di una serie di episodi su cui ora gli inquirenti vogliono vederci chiaro. Sott’inchiesta anche gli agenti Giovanni Bianco e Giulio Purini, entrambi in servizio presso la Questura di Modena prima di essere rimossi in attesa della conclusione della vicenda giudiziaria, e il carabiniere Bernardino Capparella. In quattro avrebbero fatto parte di un’associazione per delinquere finalizzata a una serie di reati predatori, gli stessi che avrebbero dovuto reprimere come forze dell’ordine. Ma la presunta banda si arricchirebbe anche di un altro elemento: l’ex collaboratore di giustizia di Bagnoli Nicola Monti, condannato per omicidio, stranamente libero di consumare rapine e aggressioni in alta Italia prima di finire in cella. Chiaro l’impianto accusatorio. Si parte dal procurato allarme. Una voce anonima chiedeva interventi in gioiellerie e altri esercizi commerciali, consentendo così agli agenti di intervenire per un primo prezioso sopralluogo. Poi, scattava il piano b. Secondo quanto ha dichiarato ieri mattina il questore di Modena, decisivo il ruolo delle divise anche per il rifornimento di armi, giubbotti antiproiettile, di apparati capaci di segnalare in tempo reale gli spostamenti delle forze dell’ordine. È l’operazione «beatles», nomignolo che sta per «scarafaggi», in riferimento alla capacità dei presunti agenti corrotti di muoversi con disinvoltura all’interno dei rispettivi uffici pubblici. Diversi i reati contestati: oltre all’associazione per delinquere e al procurato allarme, anche rapine e estorsioni, consumate con l’impiego di uomini sempre diversi. Dodici in tutto nella gang emiliano-napoletana. Ci sono molti partenopei anche tra gli esecutori materiali - Gennaro Copia, Piero Fasano, Giuseppe Pepe, Pasquale Salzano - per i quali c’è la richiesta di rinvio a giudizio da parte del pm. I colpi, secondo le conclusioni investigative del pm Fausto Casari, avrebbero garantito incassi per decine di migliaia di euro. A leggere gli atti, sembra che il livello di specializzazione era tale che bastava un sopralluogo in una gioielleria o in qualsiasi altro negozio per verificare la tenuta degli impianti e le eventuali falle nel sistema di sicurezza. Una vicenda approdata alla conclusione formale delle indagini, che ora attende la replica delle parti, rappresentate tra gli altri dagli avvocati Giuseppe De Gregorio e Massimo Fumo, nel corso di un probabile dibattimento.

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