Il 95% della SdG non si lava, convive con la sua propria sfaccimma
GLI EFFETTI





L’allarme dal Censis
Il 95% dei Napoletani convive con la camorra. Il rapporto Censis «sulla situazione sociale» del 2007 in Italia non fa sconti al capoluogo napoletano, che strappa a Palermo un primato poco invidiabile. La fotografia della relazione tra popolazione e camorra è «drammatica», per usare l’espressione degli specialisti dello stato di salute del nostro paese. Il 95 per cento dei napoletani (in città e in provincia) convive con la camorra. Il Censis
parla di «stress criminale: la contiguità con le logiche criminali produce un vulnus alla convivenza civile, deprime lo sviluppo, condiziona le attività economiche e politiche».Napoli è in testa
«alle province che hanno la quasi totalità degli abitanti che convivono con le organizzazioni criminali». Prima di Napoli ci sono Agrigento (95,9), Caltanissetta (95,2). Mentre dopo il capoluogo partenopeo spuntano Trapani (91) e Palermo (90,9). Ma il rapporto Censis guarda anche alla percezione di insicurezza o di instabilità che appartiene ai cittadini che vivono «contigui» alla criminalità organizzata. Il nodo centrale riguarda soprattutto il rapporto con imprese e commercio, specie se si prendono in considerazione fenomeni come racket e usura o come la crescita di aziende foraggiate dal crimine organizzato. L’analisi offre un trend in negativo, anche rispetto all’ultimo dato ufficiale, che porta la data del 2003. Oggi il 33,1 per cento degli imprenditori intervistati dice he il racket nella propria zona di lavoro è molto diffuso. Circa un imprenditore su tre, dunque, lamenta una sensazione in negativo del fenomeno. Appena quattro anni fa, tre anni prima del raffronto fatto nel 2006, a dirsi convinti della presenza di attività di natura estorsiva era il 25,6 per cento. Più o meno la stessa sensazione, per quanto riguarda un altro reato che incide sul tessuto economico cittadino: l’usura. Siamo arrivati infatti al 39,2 per cento di imprenditori, che ritiene incidente l’usura nella propria zona. Più del doppio rispetto al dato del 2003: secondo le stime tracciate nell’ultima ricerca, infati, gli imprenditori che segnalavano l’esistenza dell’usura erano il 14,5 per cento. Non va meglio sul fronte del rapporto gli imprenditori e la cosiddetta concorrenza. In molti credono di essere costretti a difendersi da sistemi concorrenziali sostenuti e rafforzati in modo sleale. Il 48,9 per cento lamenta la nascita improvvisa di imprese concorrenti, sulla cui origine vengono avanzate non poche perplessità. È il capitolo sulle «organizzazioni criminali dentro le imprese», che chiude il rapporto Censis in modo poco gratificante per il sud Italia. Non vengono infatti dati elementi disgiunti, ma il discorso cade proprio su quelle realtà condizionate dalla camorra. Il 48,9 per cento vede una nascita improvvisa di imprese concorrenti. Il 15,1 per cento segnala una crescita della concorrenza grazie all’imposizione nell’utilizzo di manodopera contro il 5,8 del 2003; il 13,2 per cento crede che sia in crescita l’imposizione di forniture, mentre per il 58,6 per cento questo fenomeno non è presente. Il 45,3 per cento degli imprenditori giudica poco o per nulla trasparente gli appalti pubblici, mentre nell’indagine del 2003 solo il 20 per cento si era detto perplesso sulla gestione degli appalti pubblici. (Il Mattino 8/12/07)
Uff! E' sempre seccante vedere come si cerchi di separare, setacciare, lucidare, incipriare la Sfaccimma della Gente facendo credere che a Napoli e provincia ci siano Vittime & Aguzzini. Si cerca di disciogliere il grigio in bianco e nero. Vile Sfaccimmata! La verità è forse più cosi, altro che fregnacce del Censis.
Il 95% dei Napoletani convive con la camorra. Il rapporto Censis «sulla situazione sociale» del 2007 in Italia non fa sconti al capoluogo napoletano, che strappa a Palermo un primato poco invidiabile. La fotografia della relazione tra popolazione e camorra è «drammatica», per usare l’espressione degli specialisti dello stato di salute del nostro paese. Il 95 per cento dei napoletani (in città e in provincia) convive con la camorra. Il Censis
parla di «stress criminale: la contiguità con le logiche criminali produce un vulnus alla convivenza civile, deprime lo sviluppo, condiziona le attività economiche e politiche».Napoli è in testa
«alle province che hanno la quasi totalità degli abitanti che convivono con le organizzazioni criminali». Prima di Napoli ci sono Agrigento (95,9), Caltanissetta (95,2). Mentre dopo il capoluogo partenopeo spuntano Trapani (91) e Palermo (90,9). Ma il rapporto Censis guarda anche alla percezione di insicurezza o di instabilità che appartiene ai cittadini che vivono «contigui» alla criminalità organizzata. Il nodo centrale riguarda soprattutto il rapporto con imprese e commercio, specie se si prendono in considerazione fenomeni come racket e usura o come la crescita di aziende foraggiate dal crimine organizzato. L’analisi offre un trend in negativo, anche rispetto all’ultimo dato ufficiale, che porta la data del 2003. Oggi il 33,1 per cento degli imprenditori intervistati dice he il racket nella propria zona di lavoro è molto diffuso. Circa un imprenditore su tre, dunque, lamenta una sensazione in negativo del fenomeno. Appena quattro anni fa, tre anni prima del raffronto fatto nel 2006, a dirsi convinti della presenza di attività di natura estorsiva era il 25,6 per cento. Più o meno la stessa sensazione, per quanto riguarda un altro reato che incide sul tessuto economico cittadino: l’usura. Siamo arrivati infatti al 39,2 per cento di imprenditori, che ritiene incidente l’usura nella propria zona. Più del doppio rispetto al dato del 2003: secondo le stime tracciate nell’ultima ricerca, infati, gli imprenditori che segnalavano l’esistenza dell’usura erano il 14,5 per cento. Non va meglio sul fronte del rapporto gli imprenditori e la cosiddetta concorrenza. In molti credono di essere costretti a difendersi da sistemi concorrenziali sostenuti e rafforzati in modo sleale. Il 48,9 per cento lamenta la nascita improvvisa di imprese concorrenti, sulla cui origine vengono avanzate non poche perplessità. È il capitolo sulle «organizzazioni criminali dentro le imprese», che chiude il rapporto Censis in modo poco gratificante per il sud Italia. Non vengono infatti dati elementi disgiunti, ma il discorso cade proprio su quelle realtà condizionate dalla camorra. Il 48,9 per cento vede una nascita improvvisa di imprese concorrenti. Il 15,1 per cento segnala una crescita della concorrenza grazie all’imposizione nell’utilizzo di manodopera contro il 5,8 del 2003; il 13,2 per cento crede che sia in crescita l’imposizione di forniture, mentre per il 58,6 per cento questo fenomeno non è presente. Il 45,3 per cento degli imprenditori giudica poco o per nulla trasparente gli appalti pubblici, mentre nell’indagine del 2003 solo il 20 per cento si era detto perplesso sulla gestione degli appalti pubblici. (Il Mattino 8/12/07)
Uff! E' sempre seccante vedere come si cerchi di separare, setacciare, lucidare, incipriare la Sfaccimma della Gente facendo credere che a Napoli e provincia ci siano Vittime & Aguzzini. Si cerca di disciogliere il grigio in bianco e nero. Vile Sfaccimmata! La verità è forse più cosi, altro che fregnacce del Censis.
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