domenica 9 dicembre 2007

Borghesia napoletana DOC, DOP e IGP

Corriere del Mezzogiorno18 ottobre 2007
Il magistrato: «Imprenditori, commercialisti e avvocati non disdegnano i soldi dei boss»Il pm: «C’è una borghesia mafiosa che conclude affari con i clan»Raffaele Cantone lascia il pool della Dda per la Cassazione di Gianluca Abate
NAPOLI — Otto anni dopo aver indagato sui suoi capi, sui suoi affari e sulle sue connivenze, la camorra che lascia è una camorra che rispetto a quella del 1998 «ha cambiato pelle, è diventata invisibile, meno spavalda ma più produttrice di affari». Anzi, sono due camorre, «quella di Napoli, simile al gangsterismo urbano, e quella della provincia, che invece è come la mafia. E, come la mafia, ha scelto la strategia della sommersione». Raffaele Cantone, il pm cui le inchieste sono costate una vita in compagnia di cinque robusti agenti del servizio di protezione e i complimenti (ieri) del governatore Antonio Bassolino per «il coraggio e la determinazione», questa mattina prenderà servizio in Cassazione. Lascia la Procura. Lascia il pool. E lascia anche un ammonimento: «Attenti, attenti a quella zona grigia, attenti a quella borghesia mafiosa che fa affari con i clan».Mafiosa? Dice che la borghesia è mafiosa?«No, assolutamente. Dico che una certa borghesia è mafiosa. Ed è mafiosa sia per la provenienza che per l’interscambio con l’organizzazione criminale».Un nome, giudice. Diamogli un nome a questi «mafiosi borghesi»…«Sono quelli che si buttano negli affari illeciti, quelli che utilizzano i capitali dei boss, quelli che prima si limitavano a sfiorare la camorra e oggi invece ci entrano direttamente in società».Insomma, sta disegnando l’identikit dell’imprenditore colluso?«Bisogna smetterla con ’sta storia che il colluso è sempre e solo l’imprenditore. La borghesia mafiosa è quella dell’imprenditore socio del clan, certo. Ma è anche quella del commerciante che chiede al boss di aiutarlo a recuperare un credito, del professionista che fa il prestanome. E poi tecnici, commercialisti, avvocati, politici. Gente che davanti a certi affari non storce il naso».E gli altri? I borghesi veri? Il prefetto di Napoli disse che s’erano ritirati sull’Aventino, sarà che l’hanno fatto per tirarsi fuori dai guai?«La gran parte della borghesia della Campania è sana, ma ha difficoltà a confrontarsi con l’altra borghesia, quella mafiosa, quella che mette in discussione le regole di concorrenza».È come dire che il mercato oggi è cosa nostra. Anzi, loro, dei camorristi.«La borghesia pulita si è ritirata dal gioco, pensa a conservare piuttosto che a investire in settori troppo pericolosi. Oggi questa gente preferisce le rendite finanziarie all’ingresso in un mercato dove è notorio che la concorrenza non è leale».Proviamo a evitare risposte scontate. Uno che sa tutte queste cose, uno che sui boss e i loro affari ha indagato per otto anni, beh quell’uno, cioè lei, andandosene non lascia un vuoto pericoloso?«La regola del turn over evita personalizzazioni, anche se il rischio che il patrimonio di conoscenze vada perso c’è. La capacità di un ufficio sta nel far sì che lo scambio di conoscenze avvenga prima del cambio. Ricordo che quando sono arrivato come il signor Nessuno, uscivano dal pool Federico Cafiero De Raho e Armando D’Alterio, magistrati che hanno fatto la storia dell’anticamorra».E che, come lei, hanno rischiato la pelle. Un pm antimafia ha paura?«Assolutamente sì».«La scorta è una cosa che non auguro a nessuno, un’esistenza ai limiti dell’impossibile, un’assenza totale di privacy. Quel che ti fa andare avanti, quando la sera torni a casa e vai a letto, è pensare che questa vita ha un senso perché quel che fai è giusto. E allora ti addormenti».

Nessun commento: