giovedì 18 ottobre 2007

LA MACCHINA DEL TEMPO - VIAGGIO VI

§ RADICI. LA SdG ATTRAVERSO I SECOLI. I NOSTRI ANTENATI. §

PROVE DI SISTEMA AL 1907, cenni.

[...] Napoli rispetto alla Mala Vita può dividersi in tre grandi gruppi di quartieri:
1- Chiaja, San Ferdinando e Montecalvario.
2- San Giuseppe, San Lorenzo, Stella, San Carlo all'Arena.
3- Porto, Pendino, Mercato, Vicarìa,Vasto.
Queste tre aree vanno distinte fra esse per il genere di mala vita stabile , e per la specie di reati che vi si perpetrano.
La prima, che è abitata dall'elemento signorile di Napoli, dalle prostitute di alto rango nelle sezioni di Chiaja e San Ferdinando, e dalle meretrici di medio ordine in sezione Montecalvario, che è il terreno prescelto per i souteneurs, contando i più ricchi alberghi e per essi alloggia il più gran numero di forestieri, dà una statistica costante in cui i reati di truffa alla parigina, estorsioni, estorsioni speciali su meretrici, di rapine o scippi e di furti con destrezza, rappresentano la cifra più elevata, e mostrano la indole della Mala Vita stabile.
Nella seconda zona che comprende i quartieri più popolosi, l'abitato fittissimo, insalubre, il movimento più continuo di commercio e per l'agglomeramento degli stabili, si mostra come reato costante il furto a domicilio, e la frode in commercio.
La terza poi, abitata dall'infima plebe, da commercianti, contiene numerosi e ricchi magazzini situati o su larghe vie, mal sorvegliate, o nel labirinto dei vicoli, dà come reato abituale il furto di effrazione o detto con scasso , la rapina, la rissa sanguinaria.
Gli altri reati sono comuni a tutte le altre zone.
Ricordiamo anche i quartieri , un tempo suburbi, di Posillipo e Fuorigrotta, assimilabili ai caratteri della prima zona; le borgate di Campo di Marte-Capodichino, per la seconda; le Paludi di Sant'Anna, Sant'Erasmo, le Barriere del Dazio per la terza ( Bagnoli, Ponticelli, Barra, Agnano)
Fuorigrotta è è focolare pericoloso di mala vita, rifugio di latitanti e di ladri, abituale albergo di ricettatori di refurtiva
Come Fuorigrotta e' confinante con Chiaja, cosi San Carlo all'Arena è limitrofa con la borgata di Capodichino (o San Giovanniello) ed è teatro continuo delle risse domenicali, sito preferito dalla infima plebe per libagioni di vino venduto ivi a buon mercato.
Affianco alle sezioni del Vasto e di Mercato sono le borgate delle Paludi, di Sant Erasmo e le Barriere ove il gran numero di osterie, la difficoltà di sorveglianza, richiama gran parte della Mala Vita dei quartieri interni di Napoli e sono, detti siti , teatro di risse sanguinose provocate da duelli per dirimere controversie sorte dall' infrazione delle leggi della Camorra o per la divisione del ricavato delle estorsioni e dei furti.
Le liti di camorra si dirimono con tale rituale : la vertenza prende nome di dichiaramiento ( nella vecchia scuola, dal '700 in poi, detta zumpata) ed è il duello a coltelli; al giorno d'oggi , grazie il progresso della meccanica, sparata ; quasi sempre sei o sette individui possono esplodere in pochi minuti 30 o 40 colpi di arma da fuoco, facendo strage.
Il comporre una vertenza si dice apparà , e la discussione di essa causa scònceca, benche' si chiami cosi ogni delitto di Mala Vita.
Il sito più noto prescelto dalla Camorra per questi fatti d'armi è l'area detta Taverna del Ferro o la Taverna delle Brecce, abituale ritrovo di ladri e camorristi ove la Pubblica Sicurezza procede sovente e specie nei giorni festivi ad arresti di massa in sèguito alle risse sanguinarie scagliando pattuglioni di agenti comandati da un funzionario.
La presenza di Forza Pubblica non basta mai per evitare inconvenienti serii; le guardie non possono restare in permanenza su questi siti pericolosi. Bisogna che l'ufficiale di PS agisca d'astuzia e conosca bene le abitudini dei Malavitosi per prevenirli [...]
Eugenio De Cosa, 1 dicembre 1907 - commissario di PS a Napoli

lunedì 15 ottobre 2007

Chiaia, in due puniti perché parlavano con una ragazza: uno è grave. I complici del feritore incitavano: uccidi!

§ FINE DI UN QUARTIERE "BENE" §

DEDICA POSTUMA AD UN NUOVO SIMPATICO, SNOBBISSIMO BLOGGER SdG DEL QUARTIERE CHIAJA. DIFENDE IL 'NOSTRO' (MIO E SUO) QUARTIERE CONVINTISSIMO DI POTERLO PARAGONARE SOLO A KENSINGTON & CHELSEA DI LONDRA O AL MARAIS DEL IV ARRONDISSEMENT DI PARIGI; NON CE NE ERAVAMO ACCORTI PROVINCIALI COME SIAMO DI VIVERE NELLA TERZA CAPITALE DELL'EUROPA. FINE PERSPICACIA... MENO MALE CHE C'E' LUI AD ACCORGERSENE,
CI VIVE LUI, QUINDI DEVE ESSERE PER FORZA COME DICE LUI. (a pie' pagina i suoi interventi di qualche giorno fa)

14/10/2007 IL MATTINO

(LUISA RUSSO) Notte da incubo a Chiaia. Due ventenni sono stati inseguiti, braccati e accoltellati tra la folla che nei fine settimana gremisce l'area del by night tra piazza San Pasquale e la Riviera senza che nessuno intervenisse per bloccare la furia omicida del branco. Anzi, uno dei fuggitivi è stato respinto dai gestori di un bar nel quale - già sanguinante - era entrato per chiedere aiuto. Poi s'è ritrovato a terra, accerchiato da cinque delinquenti che hanno infierito sollevandogli addirittura il giubbotto perché impediva alla lama l'affondo.
Ora le due vittime, Marcello Ercole e Vito Scuotto, sono ricoverate in due differenti ospedali: il più grave è Vito, sottoposto a un delicato intervento per l’asportazione della milza. Per Marcello, raggiunto da sei fendenti, la prognosi è di dieci giorni salvo complicazioni. Erano le due di notte e tra i genitori dei ragazzi che frequentano la zona si è scatenata la psicosi, ciascuno temendo che anche il proprio figlio fosse coinvolto. Una caccia all'uomo nel cuore del salotto buono abbandonato a se stesso, dal momento che persino la pattuglia di vigili che di solito stazionava all'incrocio tra San Pasquale e la Riviera l’altra notte era assente perché mancano i fondi per la «produttività». Marcello e Vito, entrambi 22enni, entrambi del centro storico, sono amici da piccoli e le famiglie si conoscono. Il primo, figlio di un tassista, è diplomato ma lavora di tanto in tanto, quando lo chiamano, come pizzaiolo. L'altro (il padre impiegato in una società che lavora per il Comune) fa l'apprendista artigiano. L'altra sera Marcello aveva appena finito di lavorare in un noto locale di via Alabardieri e l’amico, che ha la moto, lo aveva raggiunto. I due giovani si stavano intrattenendo in piazza San Pasquale come tante altre centinaia di coetanei che dal giovedì alla domenica confluiscono a gruppetti, a due passi dall’Umberto, per bere qualche birra e più ancora per fare amicizia. Ragazzi e ragazze. Anche le donne, spesso in coppia, accanto alle loro moto. A un certo punto Marcello e Vito hanno avvicinato due ragazzine che già avevano finito da un po’ di parlare con cinque giovani fermi a bordo di un'Audi di colore nero. Poco dopo, però, si accorgono dell'irritazione dei cinque - che evidentemente non intendevano desistere dall'agganciare le ragazze - e si allontanano in moto, facendo un giro per poi ritornare nella piazza. È a quel punto che scatta l'aggressione. I «rivali» scendono dall'auto e li assalgono alle spalle. Vito è colpito da una prima coltellata mentre è ancora fermo nel traffico. I due amici abbandonano la moto e tentano la fuga verso la Riviera, separandosi, inseguiti dal branco. Calci, pugni e coltellate. Ancora tentativi di fuga, rincorse e pugnalate. Marcello entra in un bar invocando aiuto ma lo cacciano. A quel punto finisce a terra, accerchiato dal branco che ormai infierisce su di lui. Uno lo colpisce, gli altri incitano il feritore: «Uccidi, uccidi». Vito è riuscito ad allontanarsi, a piedi, sanguinante, verso piazza Vittoria dove un automobilista di Avellino lo soccorre.


La Testimonianza (14/10/2007 )

«Ammazzalo. Ammazzalo. Fai presto e scappiamo, ammazzalo». Marcello, uno dei ragazzi accoltellati dal branco, si è ritrovato a terra accerchiato e chiuso dai cinque delinquenti, uno solo dei quali era armato mentre gli altri lo incitavano ad uccidere. Ora racconta al «Mattino» quegli attimi di terrore: «Poco prima ero entrato in un bar della Riviera chiedendo aiuto ma mi avevano cacciato». La fuga ostacolata anche da una frattura al menisco di alcuni mesi fa: mentre scappava, Marcello, che fa il pizzaiolo, è caduto. Raggiunto da sei coltellate, è ricoverato all’ospedale dei Pellegrini dove uno dei dirigenti del pronto soccorso, il dottor Giuseppe Fedele, ha appena finito di visitarlo. Deve restare sotto osservazione e appare ancora molto scosso, negli occhi l’ombra di quei momenti da incubo. «Un’aggressione di inaudita ferocia, volevano ucciderli», commentano i genitori Liliana e Gennaro, preoccupati anche per Vito, l’amico del figlio, «un bravo ragazzo che conoscono da piccolo» ricoverato in prognosi riservata (tre coltellate) al Loreto mare.
Sull’episodio stanno indagando gli ispettori Autiero e Giardiello del commissariato San Ferdinando (diretto da Pasquale Errico). Niente testimoni, eppure c’era tanta gente, a Chiaia: chi poteva dare un contributo alle indagini s’è defilato per paura. Le telecamere della banca della Riviera adiacente alcuni bar davanti ai quali s’è consumata l’aggressione non servono perché «mirate sul bancomat. Quelle del Comune non sono mai state attivate. Agenti in servizio alle due di notte di venerdì non ce n’erano. Riesplode, quindi, il problema dei controlli e della videosorveglianza nella zona di Chiaia. Eppure proprio a piazza San Pasquale - luogo di incontro di giovani delle più diverse estrazioni sociali, dagli studenti dell’Umberto ai tantissimi ragazzi che arrivano dai quartieri periferici e dalla provincia - s’erano già verificati episodi allarmanti. Come a Carnevale di due anni fa, quando un branco mascherato, armato di mazze e catene seminò il terrore. Perché tanta ferocia, l’altra sera? Marcello si interroga e riflette: «Erano drogati, oppure, può darsi che fossero figli di guappi di quartiere e allora non potevano ammettere di trovarsi in inferiorità rispetto a noi che gli avevamo rubato tempo mettendoci a parlare con le ragazze». La polizia sta facendo l’impossibile per individuare i violenti. Controlli e accertamenti sono stati eseguiti anche ieri sera. L’accusa nei confronti del branco, quando sarà individuato, è di tentato duplice omicidio.


Il nostro simpatico blogger - SNOB perfetto della "Napoli bene" nonche' hopeless Tantoècosiddapperttuttista, ci ha scritto sostenendo:

1) "Per fortuna che nella zona di chiaia queste cose non ESISTONO PROPRIO. Di dove siete?
Scommetto di piazza Zanardelli o di via Bartolo Longo, ma anche di via Fratelli Bandiera o vico miracoli.Il mondo civile esiste ancora in alcune zone di Napoli, mi dispiace per voi che siete dei patetici stronzi abbonati alla sofferenza quotidiana per tutto il resto della vostra inutile esistenza.14 ottobre 2007 11.33"

2) "I quartieri spagnoli servono per rifornire la zona di Chiaia di droga, cameriere e prostitute.E' una legge dell' economia moderna caro mio, se non esistesse la povertà non esisterebbe la ricchezza.Perchè cazzo credi che lo "sceriffo americano" vada a fare guerre in tutto il mondo?Basta, inetto di un napoletano dei quartieri infimi, già ti ho svelato troppi segreti, tornatene nella tua cloaca a via Baku' o a sangiovanniello!" (14 ottobre 2007 14.5)

3) "I problemi di via Chiaia a napoli sono gli stessi di ogni altro quartiere-Bene delle altre città d' Italia, dai parioli romani a via Montenapoleone a Milano ma paragonare via Chiaia a Secondigliano è da dementi allo stadio terminale e\o comunque a un punto di non-ritorno.Qua stiamo parlando del salotto-buono di Napoli, l'emergenza rifiuti l' abbiamo vissuta "di striscio", causa quella monnezza che ci arriva dai "quartieri" altrimenti nemmeno avremmo saputo che c' è stata una emergenza rifiuti.I negozi di via chiaia saranno pure gestiti dalla camorra, cosa tuttavia da dimostrare (quali sono le tue fonti???), ma nella mia famiglia la spesa la facciamo all' Auchan come ogni altro napoletano cerebrodotato.Il ghetto esiste in ogni città solo che a Napoli è proporzionalmente più grande della parte buona.Io proporrei di alzare delle barricate dalla sede de "Il Mattino" fino al capo di posillipo, e far rientrare in questa zona franca dalla monnezza\sfaccimma napoletana solo i palazzi spropicienti alle zone-bene lato mare, bonificando tutta la parte del territorio napoletano al di fuori di questa zona.Scegliete voi tra Napalm e bombe batteriologiche. Saluti stronzi!" (14 ottobre 2007 16.58)

PS: Caro blogger, ho ripreso solo una amena tranche de vie di poche ore fa a Chiaja e l'ho messa a confronto con le tue parole; lo scopo è solo di affinare la discussione; niente di personale.

PS2: Potresti comunque aver ragione tu ; tutto è dubbio, solo la morte è certa nella nostra vita, ma su quanti giovani morti accoltellati supperggiù desidereresti camminare nel quartierino chic cosi che le tue convinzioni siano un po' riesaminate? Facci sapere.
E... còpriti la milza con un giubbotto imbottito di cuoio nero lucido doppio quando scendi a fare lo shopping da Alcott, non si sa mai... (trendy gadgets irrinunciabili nel quartierino piu' cool dell'occidente, sai come sarai arrapante per le Ranelle del Vomero?!)

PS3: Ronde di polizia, Carabinieri la notte? manc' p'o cazz, in compenso abbiamo il solito suino Mastella che ci dice sul Mattino di oggi 14-10 che la citta' è sempre stata militarizzata per la sicurezza dei cittadini ( lui c'ha la scorta a nostre spese... infatti. Noi che presentiamo la situazione con questa interpretazione sicuramente saremo qualunquisti, demagoghi, populisti e ignoranti).

giovedì 11 ottobre 2007

LA MACCHINA DEL TEMPO - VIAGGIO V

§ RADICI. LA SdG ATTRAVERSO I SECOLI. I NOSTRI ANTENATI §


+ + + =

Risate al Parlamento, II - L'inchiesta Saredo su Napoli

[...] L'11 dicembre 1900, Giuseppe Saracco, capo del governo e ministro dell'interno, nominò una '' Regia Commissione di inchiesta per Napoli '', presieduta dal senatore Giuseppe Saredo, presidente del Consiglio di Stato.
La commissione interrogò 1300 testimoni e il 22 ottobre 1901 pubblicò, in 11 volumi, i risultati dell'indagine. Al municipio di Napoli, accertò la commissione, era stata compiuta una quantità enorme di reati di peculato, di concussione e di falso : si vendevano in contanti persino i posti di guardia municipale.
Ecco un brano della relazione d'inchiesta :
*
'' ..[I politici e gli amministratori ] seminando la corruzione nell'elettorato facendolo funzionare solo a base di clientele e di interessi, mantenendo innestata la politica dell'amministrazione, aprendo alla camorra l'adito ad esercitare la sua prepotente azione elettorale e rendendola cosi quasi arbitra della vita pubblica, volgendo infine tutta la vita pubblica a servizio delle elezioni, determinarono anche nuovi e peggiori mali ... Il male più grave, a nostro avviso, fu quello di aver fattivamente lasciato ingigantire la camorra, lasciandola infiltrare in tutti gli strati della vita pubblica, e per tutti gli strati sociali, invece di distruggerla, o per lo meno tenerla circoscritta là donde proveniva, dagli infimi gradini sociali. In corrispondenza quindi della ' bassa camorra ' originaria, esercitata sulla misera plebe in tempi di abiezione e di servaggio, si vede sorgere una 'alta camorra', costituita da più scaltri ed audaci borghesi.
*
Costoro approfittando dell'ignavia della loro classe e della mancanza in essa di forza di reazione ed imponendole la plebe prepotente ed ignorante, riuscirono a trarre alimento nei commerci e negli appalti, nelle adunanze politiche e nelle pubbliche amministrazioni, nei circoli e nella stampa.
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Con lo sviluppo della camorra, la nuova organizzazione elettorale a base di clientele, di servizi resi e ricambiati in corrispettivo del voto ottenuto, sotto forma di protezione, di assistenza, di consiglio, di raccomandazione, rese possibile lo sviluppo anche della classe dei faccendieri o intermediarii, che nel periodo anteriore all'Unità d'Italia nel 1860 erano già un elemento indispensabile per ogni traffico di affari.
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[...] La camorra detiene al momento ancora più impero e potere in quanto si è accaparrata la gratitudine e l'appoggio di persone influenti della borghesia, che se ne servono a scopo elettorale.
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Di questo appoggio si ha una prova assai eloquente se vediamo l'amministrazione dell'istituto penale dell'ammonizione applicata dalla questura.
Nel biennio 1898-99 di 633 denunce per ammonizione fatte dalla questura, solo 107 furono accolte, rimanendone pendenti, alla fine del biennio, 78 presso il giudice delegato e 26 presso il consigliere d'appello; per tutte le altre si dichiarò non luogo a procedere. I ladri e i malfattori più astuti e specialmente i camorristi seppero sfuggire al provvedimento, valendosi appunto di protezioni politiche. ''
*
Molti a Napoli e primo fra tutti il direttore del quotidiano Il Mattino , Eduardo Scarfoglio, che con sua moglie Matilde Serao, era stato personalmente tacciato di affarismo, definirono l'inchiesta Saredo un volgare libello diffamatorio. A Montecitorio, invece, molti parlamentari e fra essi l'onorevole De Martino, la reputarono ' un monumento di sapienza e di coraggio civile '.
Il 9 dicembre 1901, alla Camera si aprì il dibattito sull'inchiesta Saredo, allo scopo di prendere misure contro il problema Napoli. [...] Enrico Ferri, fondatore con Cesare Lombroso della scuola positivista di diritto penale si levò a parlare :
*
'' Nell'Italia settentrionale, ci sono delitti, ci sono malversazioni, ci sono tanti fraudolenti, ma sono individui isolati; nell'Italia meridionale, invece, la malattia ha forma infettiva e di epidemia. Nall'Italia settentrionale i centri di criminalità sono casi di eccezione, nell'Italia meridionale sono centri di eccezione, tanto più mirabili per questo, i centri di onestà ''
*
I deputati meridionali, a tali parole, si ribellarono, e siccome Ferri non volle chieder scusa, il presidente della Camera, Tommaso Villa, gli inflisse la censura. Prima di abbandonare l'aula, l'onorevole Ferri ruppe con un libro una porta a vetri e gridò : '' La camorra continua in parlamento ! ''.
*
Tutti i deputati scoppiarono a ridere.
*
[parte I pubblicata in La Macchina del Tempo - Viaggio IV]


***
Che dire?... dall'inchiesta Saredo e dalle parole di Ferri son trascorsi..106 anni, cioè 38.690 giorni, cioè 928.560 ore, cioè 55.713.600 minuti, cioè 3.342.816.000 secondi; e quanti milioni di Napoletani son vissuti senza mai concepire una vita decente e libera dall'assillo quotidiano di esser rovinati e fatti fuori in un qualche modo? (Ce ne facciamo noi SdG qui un problema ma loro no a dire il vero, stanno bene cosi, non gliene può fregar di meno di una vita libera...). Vissuti cosi, sempre uguali a noi stessi; generazioni sprecate, tempo sprecato, salute sprecata, lavoro sprecato. Evoluzione zero.
*
ERRARE HUMANUM EST; PERSEVERARE DIABOLICUM.

martedì 9 ottobre 2007

LA MACCHINA DEL TEMPO - VIAGGIO IV

§ RADICI. LA SdG ATTRAVERSO I SECOLI. I NOSTRI ANTENATI §

Risate al Parlamento, I


Alla Camera dei Deputati, sul finire dell'800 si parlava sovente di camorra e camorristi, e anzi si lanciavano talvolta accuse, molte delle quali più che fondate, contro quei deputati napoletani che non avevano esitato a trasformare 'capintesta' e 'capintriti' in altrettanti grandi elettori e che si erano associati ad essi in imprese quanto meno poco pulite.

Uno fra i primi parlamentari ad attaccare la camorra, fu Ferruccio Macola, quello stesso che ucciderà in duello Felice Cavallotti. Con interventi diretti alla Camera e con un articolo pubblicato sulla Gazzetta di Venezia del 31 marzo 1896, egli svelò, fra l'altro come la camorra si fosse insinuata fra le file dell'esercito e avesse contribuito alla disfatta di Adua in Eritrea [ per gli Italiani dei ceti alti la data 1/3/1896 ebbe un effetto analogo a quello dell'attuale 11 settembre 2001 ; Francesco Crispi che aveva spinto la giovane nazione in questa impresa coloniale perdente si dimise da capo del governo - fonte: wikipedia, n.d.r.]
Mediante il cosiddetto 'arruolamento a spizzico' , documentò il deputato, i camorristi napoletani avevano partecipato in buon numero alla nostra campagna d'Africa, ma non per spirito patriottico, bensì per poter allargare il loro raggio d'azione e nel contempo sottrarsi ai superiori ordinarii. Sùbito dopo la partenza i camorristi si erano messi all'opera sulle navi, taglieggiando i militari delle altre regioni d'Italia; nel quartier generale di Adigrat in Eritrea, quindi, si erano abbandonati ad ogni sorta di violenza e avevano derubato di 2000 talleri il tenente Ghirardi. Il comando aveva tentato di correre ai ripari adoperando sentinelle 'chitet' a preferenza di quelle bianche, ma i camorristi napoletani, uniti ai mafiosi siciliani, incitavano la truppa a non obbedire ai superiori. Durante la battaglia di Alequà , molti soldati camorristi avevano abbandonato gli ufficiali di fronte al nemico.Le rivelazioni del deputato Macola erano gravissime; nessuno poté smentirle, come cosi, del resto, non si potevano ignorare le denunce fatte da altri deputati circa l'ingerenza della 'Bella Società Riformata' nelle battaglie politiche.


Nel 1898, poi, iniziarono alla Camera gli attacchi contro il deputato napoletano Alberto Agnello Casale, accusato non solo di esser stato eletto coi voti procuratigli dalla camorra, ma di essersi strettamente legato ad essa e di aver corrotto l'intera amministrazione comunale di Napoli di cui era allora sindaco Celestino Summonte.
Contro l'onorevole Casale, ex giocatore di borsa, iniziò una spietata campagna di stampa, il 10 dicembre 1899, l'organo socialista napoletano La Propaganda. per settimane , per mesi, il giornale napoletano pubblicò articoli intitolati semplicemente 'camorra', tramite i quali documentava le malefatte di casale e di altri esponenti politici. Al Casale, il giornale rivolse tre precise domande : 1) Qual è la sua professione, art o mestiere - 2) Quali le sue rendite - 3) In mancanza dell'una e delle altre come vive Alberto Casale ?

Quindi il periodico sostenne , senza mezzi termini, che lo stato maggiore del deputato era costituito da affiliati di camorra, e di essi pubblicò nomi e soprannomi.

Mentre La Propaganda a Napoli portava avanti la sua battagli, a Montecitorio un altro deputato napoletano, Giacomo De Martino, non socialista e quindi non legato a quel giornale, sollecitava la nomina di una ''Commissione parlamentare d'inchiesta su Napoli e Palermo e sulle condizioni economiche , politiche , sociali e amministrative di queste due città nei rapporti con la mafia e la camorra''

Il 15 dicembre 1899, l'onorevole De Martino disse testualmente : '' Napoli ha più di ogni altra città d'Italia una massa enorme di miserrimi, venuta man mano crescendo a causa delle dissestate condizioni economiche della città, la quale, cessando di essere centro generale di consumo e capitale dell'ex-Reame, non ha ancora ottenuto uno sviluppo di commerci e industrie che ne compensasse gli effetti. Sulle masse misere di Napoli impera la camorra, cioè la violenza e il predominio individuale. In questa massa dominano il diritto di camorra sugli scambi, i 'dichiaramenti' di duello per le vie pubbliche, le esecuzioni capitali immediate come affermazione di superiorità o come riparazione di un primitivo senso dell'offesa. Ma queste masse diventate col regno d'Italia , in gran parte elettorali hanno acquistato una forza e un valore amministrativo e politico fortissimo. Quelle masse guidate e comandate dalla camorra non possono avere ideali, ma interessi. Donde e come si creano? Dalla vita amministrativa; e cosi sorge l'alta camorra. Tutta una fitta rete di interessi avviluppa la vita amministrativa napoletana. Nell'alto si formano gli appalti, i contratti, le cessioni pubbliche: su di esse arricchiscono i pezzi grossi, ma a quegli appalti, a quei contratti a quelle concessioni pertecipa man mano la bassa camorra che è loro assoldata. Tutto è latente, abilmente dissimulato nella vita comune, ma venga il giorno delle elezioni e voi vedrete scatenata per la città tutta questa massa ingorda, famelica, minacciosa. Allora, senza altra dimostrazione, s'intende, cos'è la camorra, qual è il potere, quali i suoi fini. Qualunque inchiesta, fatta onestamente e coraggiosamente, dimostrerebbe che l'amministrazione comunale di Napoli è guasta e corotta fino alle midolla e che , sorta da compromessi con la camorra, alta e bassa, per essa e con essa vive... ''
La proposta dell'onorevole De Martino venne insabbiata, ma a Napoli, intanto, La Propaganda continuava, con maggior vigore, la sua lotta contro la camorra e contro l'onorevole Casale, sfidando quest'ultimo a querelarli. La causa fu chiamata il 24 luglio 1900, e siccome il deputato non fu in grado di smentire nessuno degli addebiti mòssigli, la requisitoria del P.M. Raffaele Notarstefani, anziché contro i giornalisti de La Propaganda, si rivolse contro di lui e contro il principale testimone a suo favore, Gargiulo, procuratore generale di Corte di Cassazione. Il 31 ottobre 1900 i redattori de La Propaganda furono tutti assolti per esser riusciti a provare la fondatezza della loro accuse. Immediatamente Alberto Agnello Casale si dimise da deputato : altri tempi.

Lo scalpore suscitato dalla sentenza fu tale che l'11 dicembre 1900, Giuseppe Saracco, capo del governo e ministro dell'interno, nominò una '' Règia Commissione d'inchiesta per Napoli'', a capo della quale venne messo il senatore Giuseppe Saredo, presidente del Consiglio di Stato... [continua]

(Vittorio Paliotti, Storia della camorra, 1973 , 2006)

domenica 7 ottobre 2007

Spicciola Criminalità di Stato

Dal Mattino leggiamo una leccornia quotidiana fra le milioni (06/10/2007)

LA CITTÀ SENZA REGOLE
L’agente aveva parcheggiato nelle strisce blu.
La scena a due passi dall’ufficio dell’assessore alla Mobilità

Proviamo a telegrafare la notizia: vigile urbano cliente di un parcheggiatore abusivo in piazza Municipio. Proviamo a raccontare la storia che ha dell’assurdo. Il parcheggiatore abusivo era «al lavoro» dal primo mattino, un giorno di grande impegno perché quando c’è consiglio comunale piazza Municipio e le strade limitrofe sono piene di vetture e affollate di automobilisti in cerca di un parcheggio. Quando appare l’agente di polizia municipale, una donna, ci si aspetta un intervento e, invece, a sorpresa la vigile si fa consegnare le chiavi, sposta l’auto e va via. Il tutto tra l’indifferenza dei cittadini presenti in via Pisanelli, stradina a ridosso di palazzo San Giacomo e del palazzo della politica di via Verdi. Come se la scena fosse consueta, come se l’impunità fosse acclarata. L’attività di parcheggiatore abusivo in piazza Municipio è - in questo caso - consentita, osservata e incentivata da un vigile urbano. E purtroppo la storia della sosta gestita illegalmente in via Pisanelli è andata avanti per tutta la giornata, almeno dalle 9 e fino alle 18. Sia chiaro: la stragrande maggioranza dei caschi bianchi fa il suo dovere, quella di ieri è sicuramente una storia isolata ma proprio per questo più allarmante.
Il parcheggio controllato da un giovane in maglia nera e capelli lunghi è adiacente palazzo San Giacomo, forse proprio sotto le finestre dell’assessore al traffico Gennaro Mola. La scena dell’attività del pirata della sosta è visibile dalle finestre della sala stampa del Consiglio, in via Verdi. E osservare il ritmo frenetico con cui il parcheggiatore lavora ha dell’incredibile: sposta le auto, le sistema su strisce blu che nessun ausiliare o vigile controlla, sposta le vetture in doppia fila. Arrivano molte auto, per tutte c’è spazio. Basta fare manovra e farsi consegnare le chiavi, peccato che facendo retromarcia si esca dalla strada e si arrivi in piazza, dove i vigili dovrebbero essere di più. Dovrebbero. Quando il cliente torna, si incassa, si rispostano le auto e via così. Alle 15, quando sbuca l’agente di polizia municipale, tutto prosegue secondo copione. Il casco bianco non batte ciglio, non sanziona il parcheggiatore abusivo anzi gli chiede le chiavi dell’auto che evidentemente gli ha affidato. Troppe auto in piazza anche nei posti riservati alla polizia municipale, forse per non aver problemi la vigilessa ha deciso di lasciare l’auto nel vicolo. Forse. Tra parcheggiatore e agente di polizia municipale non c’è scambio di soldi, solo un saluto e l’auto dell’agente municipale che si allontana mentre il parcheggiatore continua a lavorare. Illegalmente, ovviamente.
Nei giorni scorsi il comando dei vigili urbani, d’intesa con l’assessorato retto da Gennaro Mola, aveva lanciato una vera e propria offensiva contro i parcheggiatori abusivi. Sanzioni e polemiche con la decisione, ovvia, di non ricevere delegazioni di abusivi che reclamavano a gran voce un confronto con l’assessore. «Perché dovrei riceverli? - aveva chiarito Mola - Sono degli abusivi, non capisco cosa potrei fare io».
La protesta culmina il 17 settembre con l’azione di alcuni abusivi che bloccano il centro mentre i controlli di repressione vanno avanti. Ieri però nemmeno una traccia dei solerti controllori che hanno dato la svolta con ganasce e verbali nelle strade del centro cittadino, nemmeno l’ombra di assessori che hanno invocato la tolleranza zero.


Aggiungo ques'altra chicca presa da repubblica.it (07/12/2007)

Auto blu in divieto di sosta (di Angelo Carotenuto)

UN PO' come nel film di Alberto Sordi. Il vigile che multa l’auto di servizio del sindaco. In piazza Santa Caterina succede di più. Le auto blu verbalizzate per divieto di sosta all’incrocio sono due. C’è pure quella presidenziale della Regione, in uso ad Antonio Bassolino. Finiscono multate per la stessa infrazione pure l’auto della scorta del governatore e la Fiat Punto marrone in genere utilizzata dal Comune di Napoli come vettura “civetta”, apripista lungo la strada per quella del sindaco: a bordo ci sono dei vigili urbani. Erano tutte parcheggiate ai bordi dell’isola pedonale di via Chiaia per motivi di sicurezza, in modo da consentire a Rosa Russo Iervolino e ad Antonio Bassolino di raggiungere senza rischi il vicino teatro Sannazaro, dov’era in programma a metà mattinata una convention in vista delle primarie del Partito democratico.
Quattro auto abbandonate momentaneamente anche dagli autisti. Momenti fatali. Perché alcuni residenti si affrettano a chiedere l’i ntervento dei vigili urbani, protestando per il caos in zona e per l’intralcio creato alla circolazione. Vedono che si tratta di auto blu, lasciate ai bordi del marciapiede della carreggiata destra, e il dettaglio fa crescere l’ira di chi si trova nel traffico del sabato mattina. Così, sul posto, in pochi minuti viene sollecitata a intervenire la pattuglia in servizio lungo via Chiaia, due “ caschi bianchi” conosciuti nel quartiere per il loro rigore. Ai loro superiori della locale sezione di polizia municipale, i due vigili riferiscono più tardi di aver agito secondo regolamento, utilizzando in un primo momento il fischietto per richiamare l’a ttenzione di chi aveva lasciato le automobili incustodite in divieto di sosta, e di aver proceduto a verbalizzarle dopo qualche minuto di attesa, dopo il mancato arrivo degli autisti.

Hidalgo

sabato 6 ottobre 2007

LA MACCHINA DEL TEMPO - Viaggio III

§ RADICI. LA SdG ATTRAVERSO I SECOLI. I NOSTRI ANTENATI §

La Polizia.

Di fronte ad una popolazione come quella di Napoli, di mezzo milione di abitanti, la piu' numerosa del Regno d'Italia in assoluto, di cui almeno 1/5 appartiene a quella che si è convenuto denominare ' le classi pericolose della società', popolazione passionale, proterva e brutale, spesso poco o niente rispettosa della proprietà altrui, ancor meno della vita umana (1), esposta ai peggiori esempi di governo e ai peggiori consigli dell'ignoranza e della miseria, quali armi ha la società onesta per difendersi ?

La polizia dispone di forze considerevoli. Essa può mettere in linea, escluse le guardie carcerarie, e senza contare la riserva di una guarnigione di 12'000 uomini, 830 agenti di Pubblica Sicurezza, 547 Municipali, 587 Carabinieri, 1195 Doganieri [oggi Guardia di Finanza, n.d.r.], in tutto più di 3150 uomini, agli ordini o a disposizione del Questore della provincia. Questo effettivo ( un agente ogni 158 abitanti) è tanto più sproporzionato rispetto al numero degli abitanti in quanto la necessità di sorveglianza contro attività politica non esiste, per così dire, a Napoli. Il partito borbonico [ I Borboni furono destituiti e scapparono nel settembre 1860 e il Regno di Napoli - il più esteso e popoloso della penisola - conquistato e unito all'Italia da Garibaldi per Casa Savoia, n.d.r.] non ha più di uno stato maggiore senza soldati, stato maggiore che ogni giorno scompare e aderisce al nuovo ordine; il partito repubblicano non cospira a Napoli, il socialismo ha pochissimi aderenti e le sètte anarchiche non sono quasi rappresentate. Tutte le forze di polizia possono dunque esser impiegate unicamente nella sorveglianza e nella repressione di contravvenzioni al codice, dei delitti e dei crimini di diritto ordinario.
I Carabinieri, simili ai nostri Gendarmi in Francia, sono impiegati soprattutto al servizio di mobilitazione.
I Doganieri [oggi Guardie di Finanza, n.d.r.] sono considerati agenti di forza pubblica, e concorrono senza limitazione di sorta alla repressione di tutte le infrazioni previste dal codice penale. A Napoli assolvono a due incarichi distinti. 470 sono occupati nel servizio di dogana; 725 sono comandati al servizio municipale del dazio, che il governo gestisce in monopolio dal 1881 per garantirsi dagli anticipi di spesa sostenute per la città.
la Guardie Municipali, in numero di 547, dipendono dal Comune come i nostri 'Sergents de Ville' francesi in provincia. Questo sistema ha degli inconvenienti, specialmente a Napoli.
Le Guardie, nominate dall'autorità municipale, dietro raccomandazione dei membri del consiglio comunale o dei grandi elettori di quartiere, i 'capurioni', non sono 'indipendenti' nell'azione repressiva . Devono tener riguardo dei loro protettori e degli amici dei loro protettori; necessariamente nativi di Napoli, essi hanno spesso semplicemente paura dei guappi, dei camorristi, e si allontanano quando odono colpi di revolver o vedono tirare di coltello (2) ; perfino durante il giorno, a maggior ragione dopo il cader della notte, non si vedono avventurarsi nelle strade e nei vicoli dei quartieri piu' antichi e bassi. E' vero che sono particolarmente incaricati di polizia municipale, ma non se ne occupano mai sul serio. Per gli stessi motivi chiudono gli occhi sulle contravvenzioni alla rete stradale; lasciano che i cittadini gettino a tutte le ore del giorno e della notte le immondizie per le strade, che stendano la biancheria alle finestre e sulla pubblica via, che pericolosi branchi di cani randagi e bestiole domestiche vaghino liberamente. Non osano assolutamente nè impedire ai caprai di passare col loro gregge sui marciapiedi delle strade piu' eleganti e frequentate, nè fermare gli innumerevoli mendicanti che assediano gli stanieri per via e fin dentro i giardini pubblici. Nella Villa Nazionale - il borbonico Real Passeggio di Chiaja - [oggi Villa comunale, alla Riviera di Chiaja, n.d.r.] a dispetto dei regolamenti, i cani scorazzano e defecano nelle aiuole, i ragazzi di strada seminudi ( gli scugnizzi) staccano i fiori e deturpano gli ornamenti marmorei, i venditori di ciarpame perseguitano coloro che passeggiano con un'insistenza ostinata. Se un viaggiatore in discussione con un cocchiere richiama la loro attenzione per testimonianza del torto che sta subendo, essi o si rifiutano o appoggiano per dispetto il cocchiere . Nessuna guardia interviene. Infine l'amministrazione interna del corpo della Polizia Municipale commette di continuo innumerevoli abusi. Il senatore Saredo, presidente di sezione del Consiglio di Stato, commissario regio inviato a Napoli nel 1891 per riportare un po' d'ordine nell'amministrazione municipale, ha dovuto destituire parecchi ufficiali della guardia urbana rèi convinti di '' aver tirato camorra'' trattenendo ai loro subordinati una percentuale sul loro stipendio, e sciogliere l'intero corpo per ricostituirlo del tutto con elementi piu' rispettabili. Nella relazione in cui esponeva i risultati della sua amministrazione temporanea, il senatore Saredo dichiarava che la polizia municipale di Napoli non aveva nè spirito di corpo, nè alcuna disciplina, e che era completamente immorale e demoralizzata. Aggiungiamo che dopo la partenza del commissario regio il nuovo consiglio comunale eletto ha puramente e semplicemente rimesso in carica il vecchio personale destituito e restaurato tutti i consueti abusi ...
* * *
...In effetti molto spesso un Questore, a Napoli , non osa chiedere l'ammonizione per un uomo pericoloso, un camorrista per esempio, perché alcuni di essi hanno una certificato penale - incredibile a dirsi - ancora pulito, e non si può invocare a loro carico la voce pubblica; nessuno verrebbe a testimoniare...
... Alla vigilia di una manifestazione annunciata, come quella del 1° Maggio, o nelle circostanze eccezionali, la polizia fa una retata di 'ammoniti' e di 'pregiudicati', salvo rilasciarli l'indomani. Il servizio d'ordine con questa misura...è semplificato (sic!)
...Quando si esàmini il testo del codice Zanardelli sugli articoli relativi all'ammonizione, alla sorveglianza di alta polizia e alla relegazione, specialmente di quello che parla dell'associazione a delinquere, si vede che sembrano redatti apposta in vista della repressione della camorra napoletana e della mafia siciliana. L'associazione a delinquere cosi come si opera qui è sconosciuta nel resto di tutto il Regno d'Italia. In effetti, soprattutto a Napoli, è ai camorristi che le guardie di Pubblica Sicurezza sono chiamate a dare la caccia ogni giorno.
Perciò sulle 5000 guardie di P.S. incaricate della polizia in tutto il Regno d'Italia, 830, cioè la sesta parte, sono di stanza a Napoli. Fra loro non c'è che 1/10 di nativi Napoletani. Inoltre questa minoranza si compone interamente di ex-sottufficiali o di ex-carabinieri, uomini sicuri, indispensabili d'altronde in un paese del quale gli Italiani del nord non comprendono per niente la lingua.
Il Questore di Napoli ha sotto mano un personale scelto che egli può quadruplicare in caso di bisogno inquadrandovi le guardie municipali, i carabinieri, e le guardie doganali; egli ha un incarico di fiducia molto in vista.E' sempre uno dei primi, se non il primo poliziotto d'Italia. Egli non è come nelle altre grandi città della penisola, una sorta di commissario centrale, un semplice subalterno del prefetto di polizia, ma capo quasi indipendente e molto rispettato, perché si riconosce che è messo a capo di una vera e propria armata. Per la Questura Napoli è divisa in 14 sezioni, una per ciascuno dei 12 quartieri della città [ dopo il 1927 per la riorganizzazione amministrativa della città si contano - come ad oggi - 32 quartieri avendo inglobato i casali e i sobborghi piu' prossimi alla cinta daziaria : San Giovanni a Teduccio, Ponticelli, Barra, Chiajano, Secondigliano, Bagnoli etc.. , n.d.r.] più quelle di Poggioreale e del Vomero. Ciascuna sezione ha una brigata, con un ispettore e tre delegati. Ha inoltre 8 uffici distaccati con un ispettore e uno o due delegati, alla stazione centrale, a Capodimonte, e nei diversi sobborghi di periferia, San Giovanni a Teduccio, Portici, Torre del Greco, ecc. .
* * *
...Ci sono per tutto il Regno d'Italia :
24.704 Carabinieri
16.003 Doganieri [ Guardie di Finanza, n.d.r.]
5.000 Guardie di Pubblica Sicurezza ( istituita con la 'legge Sarda' preunitaria del 30/9/1848)
5.907 Guardie Municipali nominate dai sindaci, di queste ultime :
Napoli ne ha 547
Roma ne ha 496
Torino 253
Firenze 189
Milano 175
Genova 131
Bologna 55
Palermo 143
Catania 80
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Note :
(1) Il 2 dicembre 1892 un individuo che aveva affittato un carretto a mano per 20 centesimi di lire non volle pagarne che 15; il noleggiatore, reclamando quanto dovutogli, ricevette come supplemento di prezzo una coltellata che gli squarciò tutto l'avambraccio in tutta la sua lunghezza. Lo stesso giorno, al vico Cariati a Montecalvario, un venditore di fichi d'India, Tore 'o Scemo, per una vertenza riguardante appena due soldi (100 soldi fanno 1 Lira) , sventrava un suo cliente, il panettiere Cagnazzi. Questi due fatti diversi, presi a caso dalla stessa edizione giornaliera di un quotidiano locale, indicano in qual conto sia tenuta in questa città - peraltro d'aspetto meraviglioso - la vita di un uomo meglio di dieci pagine di considerazioni filosofiche. Spiegano anche perché la pena di morte sia stata cancellata dal codice penale italiano. L'impiego di essa sarebbe troppo frequente e il suo effetto nullo.
(2) '' Il revolver è divenuto a Napoli una moda, una follia. I ragazzini cominciano a comprare pistole da 5 soldi nei negozi. Poi passano intere giornate davanti alle vetrine degli armieri a guardar, con gli occhi pieni di invidia, i revolver americai, piccoli, eleganti, disposti in modo civettuolo in file come coristi d'una compagnia d'operetta. infine quando cominciano a guadagnare qualche soldo, economizzano finché non abbiano ammucchiato una quindicina di lire. Allora, tutti felici di poter soddisfare il lungo desiderio, comprano l'arma, la mettono in tasca e vanno nelle strade, tutti fieri, con andatura da smargiasso. Guai a chi guarda uno di questi figurini, egli vi apostrofa, e se gli rispondete, comincia un fuoco di fila. Un povero diavolo che passa sovrappensiero preso dalle sue faccende, si busca il proiettile, vittima innocente...''
Il Mattino di Napoli, 1 luglio 1892
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Monsieur Marcellin Pellet, Napoli Contemporanea, 1892 .
Console Generale di Francia a Napoli dal 1888 al 1892

Camorra di stato

Ho adocchiato questo manifesto affisso sul muro esterno della chiesa di San Giuseppe al Corso Vittorio Emanuele una settimana fa; poco piu' avanti della stazione di Mergellina.E l'ho fotografato.

Un grido d'aiuto? Dei pazzi? Dei goliardi? Già eliminati dal Sistema ormai ? Inquietante e' quel : 'estorsione posta in essere da alcuni funzionari dell'Agenzia delle Entrate di Napoli' e quel : 'Il Quirinale ha imposto di non andar alla Prefettura'. Gravi illazioni. Ma noi , spontaneamente siamo propensi piu' a credere a quanto denunciato anonimamente che alle cariche dello 'Stato', no? ; sappiamo bene chi sono e cosa sono quelli che stanno al potere in Italia e qui, nella Serenissima Repubblica Di Camurrìa..

Ora, tutti sappiamo bene e lo vediamo ogni santo giorno, che siamo taglieggiati ed esasperati non solo dai camorristi in organico, ma da quelli che dovrebbero 'proteggerci' e mandar avanti la baracca ; cioe' quella Zona Grigia di Napoletani ( anticamente detti : La Buona Gente) fra cui coloro - tantissimi - che lavorano nelle funzioni statali : la sensazione è che stiano là solo per farsi la 'ricotta' sui cittadini . Il problema non sono i camorristi effettivi , ma questi qua, quelli della Zona grigia , contro cui e' piu' impossibile agire di quanto gia' non lo sia contro la Camorra. Non saremmo precipitati a questo punto senza la zona grigia, sicuro.

Qui si denuncia che la famiglia Sannino , dopo aver subito lo strazio della morte del figlio sparato alla tempia a fine anni '90 , oggi deve anche chiuder bottega perche' taglieggiata dallo STATO

Non sapremo mai quanta veridicita' c'e' in questo manifesto , che ovviamente non puo' recar alcuna firma di identificazione; e'una palude senza ossigeno, Napoli. Ma e' un buono spunto di riflessione; so bene che siete gia' pronti a far spallucce,o meglio farvi una risata, come sempre noi tutti .

Qui a Napoli chi di noi almeno una volta non e' stato ricattato, taglieggiato, estorto, corrotto (o a sua volta non e' dovuto ricorrere, per non soccombere, alla corruzione) dalle legioni di parassiti del comune, regione, forze dell'ordine, amministrazioni fiscali etc..? Tutto e' ordinaria violenza, tutto asfissia in questa citta', sottrazione di ossigeno continua.

Sbizzarritevi voi a fantasticare.
il post fa da buon 'pendant' a quello di Hidalgo qui sotto.

PS. Si fa riferimento nel manifesto a DAVIDE SANNINO, 19 enne coraggiosissimo e nobile vittima innocente di camorra per aver difeso un suo amico dalla rapina parlando con buone parole al camorristello apprendista 18enne. Ecco i profili di vittime innocenti trucidate dalla camorra: qui.

giovedì 4 ottobre 2007

LA MACCHINA DEL TEMPO - Viaggio II

§ RADICI. LA SdG ATTRAVERSO I SECOLI. I NOSTRI ANTENATI §


'O Sfreggio

I picciuotti hanno un'altra arma prediletta, questa davvero napoletana. E' il rasojo, col quale sfregiano i fratelli di malavita sospetti e le donne che li hanno traditi o che resistono, talvolta anche le loro amanti senz'altro motivo che provar, con questo segno, il loro diritto di proprieta' sulla "femmina".

Questo rasojo, portato in una guaina, non si chiude; essi se ne servono con una destrezza straordinaria. Il colpo, se fatto ad arte, taglia la guancia di traverso e dall'alto in basso, ed è raro che lo sfregio raggiunga l'occhio, la bocca o l'orecchio, ancor meno il collo dove la minima ferita troncando la carotide sarebbe mortale. Per fare lo 'sfreggio' il camorrista s'avanza davanti alla sua vittima e incrociandola la colpisce con tanta rapidità, con mano così leggera che il ferito si vede inondato di sangue prima di sentire dolore.
Talvolta, affinché la ferita risalti meglio, la lama è immersa nell'inchiostro o in un colore qualunque. Se si vuole che la cicatrice sia irregolare e si rimargini male, si sbreccia la lama battendo il filo del taglio di rasojo su una pietra.
Gli specialisti dicono che il coltello meglio affilato del mondo non può sostituire un rasojo in quest'arte criminale tipicamente napoletana dello sfregio.

Le donne sfigurate in quest'orribile maniera non serbano rancore ai loro aggressori. Molto fiere talvolta di questo segno, per loro, d'affezione, che e' una sorta di certificato di bellezza, vanno a farsi suturare la guancia all'ospedale dei Pellegrini di Montecalvario, e lo esibiscono fra i conoscenti del quartiere con compiaciuta rassegnazione ; si rifiutano poi ostinatamente di rivelare il nome di colui che le ha sfigurate se interrogate da ufficiali di Pubblica Sicurezza.

Nei quartieri piu' antichi della citta', Vicarìa, San Lorenzo, Porto, Mercato, Pendino e Montecalvario ad esempio, si incontrano ad ogni passo donne d'ogni età cosi tagliuzzate, perché la cicatrice è indelebile.
Aggiungiamo che esse si battono al rasojo fra loro. Tre anni fa una battaglia di questo genere ebbe luogo fra due sorelle e una loro amica, colpevole d'aver respinto una dichiarazione d'amore di un loro fratello. Le tre ragazze si sfregiarono a morte reciprocamente.

L'ultima statistica ufficiale che abbiamo sotto gli occhi, quella del 1886, riporta 146 sfregi. Ma questa cifra non corrisponde nemmeno lontanamente alla realtà, giacché l'uso del rasojo è divenuto ancor più frequente negli ultimi anni.
I 3/4 delle donne sfigurate non denunciano alla Pubblica Sicurezza.
Del resto, non ci si lamenta affatto nei riguardi dei camorristi, per il terrore di aver a che fare di nuovo con loro.

A maggior ragione gli affiliati non si denunziano fra loro. Il 16 giugno 1892 un camorrista noto, il gioielliere Ippolito, passando per un vicolo del quartiere Pendino, fu ferito a morte e rifiutò di denunziare il suo aggressore prima di morire. La polizia trovò comunque l'assassino. Era un camorrista soprannominato ('o contranomme - dicono i Napoletani) 'o Puorco, era stato incaricato dalla paranza del Pendino di uccidere Ippolito, avendo costui preteso di impedire ai guappi ed ai picciotti di prelevare una decima sulle poste del gioco a carte. Ippolito aveva schiaffeggiato 'o Puorco il giorno prima, obbligandolo a rendere 10 centesimi estorti a dei ragazzi che giocavano a carte.

Le donne mostrano la stessa "omertà". Una bella ragazza di 17 anni, Vincenzina Quarantiello, che abitava a vicolo Due Porte a San Nicola Dei Caserti alla Vicarìa, ferita all'anca da un colpo di coltello dalla famosa Nannina Pizzo, affiliata di camorra, non volle mai denunciarla. Ferita nuovamente alla spalla, e molto gravemente, il 7 luglio 1892 dal suo amante, Vincenzina raccontava alla polizia una complicata favola per deviare le investigazioni.

In queste condizioni gli aggressori e gli autori di furti restano quasi sempre sconosciuti. Le gesta dei "Soliti Ignoti" riempiono le colonne dei giornali, e questa è una formula adottata senza ironia; cosi in un numero del Roma del maggio 1892, quattro fatti diversi e successivi nella stessa giornata vengono titolati: "i coltelli e gli Sconosciuti", "Ancora gli sconosciuti e il coltello", "Sempre gli sconosciuti e il coltello", "Lo sconosciuto...conosciuto". All'interno del giornale si legge il resoconto di altre orribili aggressioni tutte avvenute nel corso della medesima serata .
Uno straniero non si spiega che dopo lungo sbigottimento come accada che pacifici cittadini, passeggiando lungo un marciapiede ad esempio di via Toledo, ricevan cosi spesso colpi di coltello da parte di individui che non conoscono...

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Il giovane Vincenzo Camporosato, il 19 giugno1892, di sera, giocando coi compagni in via Marina, vinse alcune lire. Uno sconosciuto si avvicinò ai giocatori e reclamò la camorra consueta sull'utile. Avendo Camporosato rifiutato, lo sconosciuto lo sfregiò col suo rasojo d'ordinanza .

Questo colpo si chiama anche 'rasulijata' ! Quando si verifica un incidente del genere, si odono le donne gridare: Ll'hanno rato na rasulijata !
(Corriere di Napoli, 20 giungo 1892)

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Il 10 luglio 1892 , avendo la signora Pesonte, portiera a via dei Fiorentini ai Guantai Nuovi, percosso un ragazzo di 8 anni di nome Giuliano, che tentava di violentare sua figlia Guglielmina di 7 anni, il padre di Giuliano, correndo in soccorso del figlio, ferì la signora Pesonte con un colpo di rasojo
(Il Roma, 11 luglio 1892)

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L'8 novembre dello stesso anno, due ragazze , Francesca di Rosa, di anni 14, e Giovannina Pozzella di 16, si battevano per una questione d'amore; Giovannina ferì gravemente Francesca con un colpo di rasojo , dilaniandole la spalla sinistra fino all'osso
(Il Roma, 9 novembre 1892)

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Il rasojo serve soprattutto a colpire al volto: ma anche attraverso il vestito esso puo' causare ferite gravi. Cosi il 12 luglio 1892, 4 camorristi del quartiere Vicarìa che da poco erano usciti di prigione, avendo cenato a Poggioreale, vollero obbligare il corriere De Maio a ricondurli verso il centro città per 8 soldi. Arrivando a Porta Capuana, i camorristi pagarono il loro cocchiere picchiandolo a sangue. Uno dei pregiudicati, quello chiamato Andriola, trattore, dell'età di 60 anni, colpì De Maio al gomito destro con un rasojo a manico fisso. L' arma penetrò fino all'osso, aprendo i muscoli e l'arteria. La ferita era lunga 20 centimetri per 6 di larghezza, essendosi le carni sùbito ritratte. Il ferito , esaurito dall'emorragia, fu portato morente all'ospedale Loreto al Mare.
(Il Roma, luglio 1892)

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L'impiego del rasojo contagia da Napoli anche Roma e anche l'Italia del Nord; Cosi il Secolo di Milano del 25 ottobre 1892 racconta fra i fatti di cronaca, l'episodio di due donne di Torino delle quali l'una ha sfregiato l'altra: '' la Sottoni s'ebbe un tremendo colpo di rasojo alla faccia. ''

(Monsieur Marcellin Pellet, Console Generale di Francia a Napoli dal 1888 al 1892 ; notizie riportate in : Napoli Contemporanea,1892)

LA MACCHINA DEL TEMPO - Viaggio I

§ RADICI. LA SdG ATTRAVERSO I SECOLI. I NOSTRI ANTENATI §

Quando un camorrista è condotto dalla prigione di San Francesco (dove oggi è piazza S.Francesco, n.d.r.) al tribunale di Castel Capuano, i compagni cercano di farlo scappare durante il tragitto e, col pretesto di onorarlo, organizzano una manifestazione tradizionale conosciuta sotto il nome di ''Festa della Sposa''. Tutti gli affiliati del quartiere si riuniscono sulla strada che va dalla prigione di Castel Capuano, applaudiscono al loro compare, gli gettano fiori, sigari, denaro, dolci. Ecco su quest'argomento un rapporto di polizia in data 1877 :

Una folla compatta, composta da individui della peggior specie aumentava di minuto in minuto, con un aspetto cosi minaccioso che si poteva temere di vedere la forza pubblica sopraffatta. Io fui obbligato - dice il delegato di Polizia -a chiedere aiuto al comandante della compagnia di bersaglieri di guardia a Castel Capuano. Fu solo in mezzo ad una doppia fila di soldati con la baionetta inastata, di 10 guardie e 15 carabinieri con sciabola snudata che l'imputato potè esser trattenuto. Al suo apparire per strada la moltitudine fece sentire rumorosi applausi, ed io dovetti far gran fatica per impedire di rompere il cordone di truppe...

(Monsieur Marcellin Pellet, Napoli Contemporanea, 1892 - Console Generale di Francia a Napoli dal 1888 al 1892)