lunedì 12 novembre 2007

Minimarket della droga a Chiaja

Della fine di Chiaja, quartiere sfigurato da amministratori vandali e para-criminali e cittadini della borghesia magna-babbà sozza e incivile napulitana plus dai loro pretoriani, la Plebe-Sistema in situ, plus dai trasmigranti-zombie SdG del weekend di altri quartieri periferici, ci siamo già occupati tempo fa .
Con singolar diatriba abbiamo discusso con ostinato giovanotto lettore, entusiasta di Chiaja, se il quartiere sia o no paragonabile ai Royal Boroughs of Kensington & Chelsea di Londra o a una favela estrema di Sao Paulo Do Brasil ( termini di paragone molto omogenei : il che la dice lunga sulla capacità di percezione della realtà dei Napoletani) .
Ci occuperemo a breve della magnifica processione dei 'Protestanti' di ieri, sabato 10 novembre, tra piazza dei Martiri e San Pasquale a Chiaja, folta di ignoti VIPz di questa suburra sbucati da 'un-posto-al-sole', PeoplePseudoChic delle professioni liberali & Riccastri parvenus poco 'impre' e molto 'prenditori'... che abitano il piu' bel quartiere di Napoli; stanchi evidentemente di se stessi, di come campano e di come hanno ridotto il quartiere non vedendo-non sapendo-non sentendo per oltre 30 anni.

Ora godiamoci questa :

News piccina piccina che va ad incastonarsi nel collier di brillanti dei primati di Napoli, una delle Capitali Europee, come vezzosamente la chiama in interviste, conferenze, vernissages, la nostra ineffabile Missis-foulard, la sindachessa moralmente più piccina, faccia di c_ lo , buciarda, insolente, inetta e sfaccimma dell'Occidente .
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Spaccio di cocaina in via Arcoleo, a pochi passi da piazza dei Martiri dove proprio ieri c’è stata la protesta contro l’escalation di degrado e di violenza. Dopo aver monitorato lo scambio droga-soldi, che avveniva in un appartamento del palazzo che si trova di fronte all'ufficio postale, la polizia ha arrestato quattro persone - due coppie - ritenute responsabili dell’illecito traffico. In manette Giuseppe Sarpa, 51 anni, dei Quartieri, precedenti per traffico internazionale di stupefacenti, e la compagna Maria Campolongo, 34 anni, che abita appunto in via Arcoleo (la donna, essendo incinta di quattro mesi, è l'unica del gruppo di spacciatori ad avere ottenuto gli arresti domiciliari). In carcere anche Antonio Foria e Maria Pacella, di via De Marco, entrambi quarantottenni: nella loro abitazione sono state trovate tre pistole a salve modificate, quattro coltelli, e dieci orologi di marca contraffatti oltre agli attrezzi per preparare le dosi. Antonio Foria, venditore ambulante di scarpe alla Duchesca, aveva anche una ricetrasmittente sintonizzata sulle onde della polizia. Gli arresti, in flagranza, a conclusione di una articolata indagine del commissariato San Ferdinando, diretto da Pasquale Errico. L'altra sera alcuni poliziotti, con l'ispettore Raffaele Giardiello, si sono appostati sotto la pioggia proprio davanti all'ufficio postale, dove c'è la fermata del bus da dove si potevano osservare tutti i movimenti che avvenivano nella casa di via Arcoleo. Alle 22 arriva una Panda con a bordo un'altra coppia che bussa al citofono, sale, si siede - da lontano si nota uno scambio di oggetti - e dopo una ventina di minuti riparte. I poliziotti fanno intercettare poco dopo l'auto da una volante: Foria nascondeva 5 involucri di cocaina. Scattano le perquisizioni. In via Arcoleo, Giuseppe Sarpa tenta di gettare alcune dosi di coca nel water: trovate tre bilancine, sostanze da taglio, una busta per dosi e 1735 euro provento di spaccio. In via De Marco sequestrati proiettili, armi, orologi, ricetrasmittente e mannitolo. Serpe e la Campilongo (l'ex marito anni fa fu ferito con 9 proiettili in un agguato) dovranno rispondere di concorso in spaccio. I coniugi Foria anche di ricettazione .
IL MATTINO 11/11/07

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§ Quando La Sfaccimma della Gente si mette a fare seriamente politica §

Vi proproniamo come OFF-TOPIC, fuori -tema, rispetto al post qui di sopra questo interessante video seganalato da 'O Lione corredato da illuminanti commenti e da quelli di Ernest; un amarcord d'antan, 1989. Con quelle facce e quei vestitini da saràghi alléssi, quello era 'lo zoccolo duro' della Rivoluzione Comunista a Napoli, la 'base', come orgogliosamente si facevano chiamare. Grazie alla loro ideologia e alla loro lotta senza compromessi, si sarebbero affermati finalmente i diritti, il benessere, la giustizia, la fine dei padroni del capitale, il riscatto morale delle masse oppresse, la fine della borghesia boia. Mettiamo come controcanto al video un' acuta opinione di Roberto Saviano sui clan di balordi della politica all'italiana - alla napoletana, meglio - che ci hanno rotto l'anima per decenni e oggi grazie a loro ci troviamo nel chiavicone dell'occidente.









Roberto Saviano, IL MATTINO 16/11/2007

Processo all’Unione: errore gigantesco pensare che la mafia riguardi solo una parte politica. Polemiche e distinguo
«Ma noi non eravamo di Forza Italia?». Vigilia di elezioni, i capibastone si stanno accordando su dove debbano migrare i voti delle cento clientele, dei favori e della semplice obbedienza. «No - è la risposta - stavolta non votiamo quelli dell’altra volta...». Roberto Saviano, scrittore che ha fatto scandalo raccontando come un romanzo la realtà di una regione messa a sacco dalla camorra, dalle risorse fino alla salute della gente, non si smentisce: quando parla, fa male. Stavolta aggredisce un tabù della sinistra: quello dell’eccezionalità morale. Dopo 12 anni di governo regionale, in Campania come in Calabria, è la sua tesi, la diversità genetica della sinistra è illusione pericolosa. A Bologna per una manifestazione, un ragazzo napoletano gli ha appena fatto una domanda candida: il libro è uscito da tempo - ha chiesto in sostanza - suscitando scandalo. Perché ancora non succede nulla? E Saviano, a questo punto, legge il testo dell’intercettazione fra i due orchestratori di vittorie e sconfitte elettorali. E accusa: «La passata generazione ha ritenuto che arrivare alla gestione di Campania e Calabria, fosse conditio sine qua non per la lotta alla mafia. Quella generazione pensava che la mafia guardasse ad una sola parte politica. Un errore gigantesco». In Campania, dice, 91 comuni sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose, in Calabria 70. Invito a nozze per la destra, subito è arrivata una lunga comunicazione di Marcello Taglialatela, An, commissione parlamentare antimafia. «Il centrosinistra - scrive - si preoccupi del perché sotto la propria gestione la malapianta della camorra sia cresciuta». Reazioni articolate a sinistra. Taglialatela, si dice, si è avventurato in un terreno minato. Diego Belliazzi, nuova generazione Pd, rinfaccia: «Potremmo dire a lui che le recenti inchieste dimostrano, al contrario, che le collusioni con la malapianta sono in casa sua». Corrado Gabriele, assessore regionale al lavoro, comunista, amico personale di Saviano, al telefono dall’estero dice: «Sono totalmente d’accordo con Saviano». Non tutti, dice, «sono in grado di rinunciare ad un’elezione sicura quando gli viene offerta. Neppure a sinistra, s’è visto. I voti sporchi non vanno sollecitati e neppure accettati facendo finta di non capire. C’è un problema di trasparenza nella formazione delle liste e nell’atteggiamento etico dei singoli». Francesco Forgione, presidente della commissione antimafia, ha la sua proposta di riforma. «Eliminare dal nostro vocabolario elettorale la parola ”vincere”. La vittoria a tutti i costi porta alle alleanze con il diavolo che non guarda in bocca a nessuno. Politicamente la camorra è asessuata. E si sapeva». Un altro Taglialatela, Francesco, sindaco a Giugliano per il Pd, porta la sua testimonianza dalla terra dei fuochi, per inciso i roghi tossici di rifiuti della camorra imprenditrice del disastro ambientale. «Difficile convivere con una tale pervasività. Noi riprendiamo alla camorra metro su metro. Un parco confiscato al clan Rea ospiterà il Tribunale e servizi. Metro a metro, giorno per giorno. La lotta si vince così».
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Risponde su Saviano:''Ha ragione Saviano, l’innocenza genetica è superata''
Biagio De Giovanni, politico e filosofo, non ha dubbi:''Non si nasce senza peccato originale. Nessuno è geneticamente immune dal pericolo di contagio mafioso. Neppure la sinistra''. Il giudizio di Saviano è duro.''Il giudizio di Saviano è condivisibile, abbastanza condivisibile. Dico abbastanza perchè l’innocenza genetica della sinistra è un’illusione superata da tempo''. Da quando? ''Essere forza di governo porta a non coltivare più illusioni del genere che a ragione sono definite pericolose. Una cosa, certo va rivendicata, per onore della storia''. E sarebbe?''Oggettivamente la lotta alla criminalità organizzata e alla sua presa sulla vita civile e lo sviluppo è stata la battaglia della sinistra piuttosto che della destra''. Forse Saviano invece di rimproverare la sinistra di coltivare l’illusione della diversità morale pensa che, comunque, viva di rendita ”morale”. Non cambierebbe molto.''Avrebbe ragione. Perché l’immagine, che è storicamente solida e fondata, non basta più. E Saviano fa bene a pungolare. Il suo è il ruolo, in un certo senso, della sentinella. E sa benissimo, come anche sappiamo noi, che la camorra ha una sola bussola, la conquista del potere. Destra, sinistra, centro, partiti, sono categorie senza senso per i mafiosi. Mirano all’uomo, offrono, blandiscono, aprono pertugi e varchi''. Cosa fare allora?''Chi ha una storia diversa, e noi l’abbiamo, la rivendichi e, soprattutto, la difenda. Ancora con maggior forza. La cosa peggiore sarebbe trattare la storia di chi si è battuto contro la criminalità organizzata come un alibi. Ed è utile che qualcuno lo ricordi''



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