giovedì 29 novembre 2007

La Macchina del Tempo - Viaggio VIII

§ RADICI. LA SdG ATTRAVERSO I SECOLI. I NOSTRI ANTENATI §

'E Ccriature 'e Napule,

Andare a scuola a Napoli. Come si trasmette la cultura SdG nei secoli.

[...] Fra il popolo la camorra si succhia, per cosi dire, col latte.
I ragazzini di 6 anni si esercitano nell'uso del coltello, in attesa di potersi concedere il lusso di un revolver ...
(continua)

*** Un inciso : ****
A questo riguardo leggiamo dal 'Mattino di Napoli' del 1 Luglio 1892 :

''Il revolver e' divenuto a Napoli una moda, una follia.I ragazzi cominciano a comprare pistole da 5 soldi nei negozi. poi passano intere giornate davanti alle vetrine degli armieri a guardar, con occhi pieni di invidia, i revolver americani, piccoli , eleganti, disposti in modo civettuolo in fila come i coristi d'una compagnia d'operatta nelle vetrine.Infine, quando cominciano a guadagnare qulache soldo, economizzano finche'non abbiano ammucchiato una quindicina di franchi [M.Pellet scrive per i suoi lettori connazionali Francesi - n.d.r.]
Allora, tutti felici di poter infine soddisfare il lungo desiderio, comprano l'arma, la mettono in tasca e vanno per le strade, tutti fieri,con camminata da smargiasso.
Guai a chi guarda uno di questi figuri, egli vi apostrofa apposta, e se gli rispondete, comincia un fuoco di fila.
Un povero diavolo che passa pensando alle sue faccende, si busca il proiettile..
*** fine inciso***


(segue)...I ragazzi il cui padre e' in galera vanno a sollecitare soccorsi minacciando, e nessuno osa metterli alla porta.
Il 19 settembre 1891, nel piccolo teatro delle 'Follie', al Mercato, un ragazzino di 13 anni, chiamato Francesco Festa giocava a palla.
Un ragazzino di 12 anni, che era là con amici, volle impossessarsi del giocattolo, e disse a Festa : '' noi siamo piccoli camorristi, daccelo, se ti rifiuti , ti tagliamola gola'' [ in lingua napoletana]
All'uscita del teatro questi ragazzi tirarono fuori i loro coltelli ma Festa uccise uno dei suoi aggressori.
Si vede che la gioventu' napoletana e' promettente e che, come diceva Gavarni, ''i piccoli mordono''.
Il tribunale volle dare un esempio e condanno' il piccolo assassino, malgrado la sua eta' , a 6 anni e 8 mesi di carcere.
All'udienza giudiziaria, il padre della vittima si getto' su Festa e tento' di strangolarlo.
Questa precocita'nel crimine non e' eccezionale a Napoli; cosi il 15 agosto 1890, un ragazzo di 15 anni, di nome Riccardi, faceva capriole sulla pubblica via .
Ne cadde un mozzicone di sigaro dalla sua tasca e questi accuso' uno dei suoi compagni, Guerracino, di averlo raccolto.
Ne segui' una lotta a pugni; Guerracino, risultando perdente, disse al suo avversario: ''mi vendichero', ti mandero' un mio amico''.
Ando' a trovare un ragazzo della sua eta' di nome Alaja, gli racconto' l'incidente; ''non te ne incaricare [ in italiano: non ti preoccupare] faro' presto sentire a Riccardi l'acciajo nello stomaco''
L'indomani mattina, Alaja attese Riccardi e lo uccise sul colpo con una coltellata. Tutto per un mozzicone di sigaro.
I processi in cui figurano camorristi sono sempre istruttivi; i presidenti stentano a sbrogliare la verita' in mezzo a false testimonianze interessate.
Anche in caso di delitto flagrante debitamente contestato, l'imputato esibisce un alibi molto chiaro.
Percio' un magistrato ha potuto dire : ''Quando un camorrista e perseguito, non ascolto mai i testimoni a discarico''.
I testimoni a carico al contrario, sono rari; hanno bisogno di essere eroi per pronunciar una sola parola.
Ho udito raccontare sull'argomento una storia curiosa, anche se rimontante ad una quindicina di anni fa [cioe' risalente al 1877 - 17 anni dopo l'annessione del Regno di Napoli al Regno d'Italia- n.d.r.]
un camorrista noto, che poi ha fatto strada, ebbe in un teatro una discussione con un suo vicino di posto.
I due uscirono durante l'intervallo dello spettacolo per spiegarsi sul marciapiede.
Il camorrista, per cortesia, avendo lasciato passare il suo avversario per primo, gli affondo'un lungo coltello tra le spalle e lo uccise di colpo in presenza di 20 persone.
Un carabiniere piemontese che era di servizio vide il colpo e prese il nome dei testimoni.
Alla sbarra tutti , come un sol uomo,dichiararono di non aver visto niente.
Prima della sintesi del presidente, l'imputato, che aveva tessuto un alibi su numerose tetimonianze concordanti, rivolgendosi ai giurati disse :
'' Signori, io conto sulla vostra onesta' per aver giustizia, e sono cosi sicuro d'esser assolto che ho gia' ordinato per questa sera un grandioso pranzo allo ? Scoglio Di Frisio' a Posillipo. Si apparecchiera' per voi.Mi fareste dispiacere se non accettate il mio invito''
Il verdetto fu negativo per due soli voti di maggioranza, eppure nemmeno uno dei 12 giurati oso' mancare la sera al ristorante di Posillipo.
Bisogno' anche aggiungere coperti per 2 supplenti.
Questi cedimenti della giuria spiegano le parole pronunciate dal Procuratore del Re Savoia, Abatemarco nel discorso dell'8 gennaio 1880 .
''Bisogna, diceva il Pubblico Ministero, ''che l'autorita' sia sicura del concorso di tutti i cittadini.Questi devono sottrarsi alla paura che la camorra incute, e soprattutto rifiutare ai camorristi la loro indiscreta e inopportuna protezione''
Il Pubblico Ministero De Rosa deplora che i camorristi abbiano man mano in questi anni sostituito il revolver al loro tradizionale pugnale, di gran lunga meno pericoloso per i passanti inermi ed ignari.
Non passa settimana a Napoli che non si legga sui giornali o si oda parlare di qualche disgraziato ucciso per errore sulla pubblica via da parte di uno sparatore che tira alla cieca.
Il P.M. del Re Abatemarco, nello stesso discorso del 18 gennaio 1880 all' apertura dell'anno giudiziario, citava una lunghissima serie di OMICIDI IN-volontari compiuti in simili condizioni; le misure che egli chiedeva per prevenire questi orrendi delitti son rimaste senza effetto...
Da : 'Napoli contemporanea 1888 - 1892' , di Marcelin Pellet.
Console generale a Napoli della Repubblica di Francia dal 1885 al 1892

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