LA MACCHINA DEL TEMPO - Viaggio II
§ RADICI. LA SdG ATTRAVERSO I SECOLI. I NOSTRI ANTENATI §
I picciuotti hanno un'altra arma prediletta, questa davvero napoletana. E' il rasojo, col quale sfregiano i fratelli di malavita sospetti e le donne che li hanno traditi o che resistono, talvolta anche le loro amanti senz'altro motivo che provar, con questo segno, il loro diritto di proprieta' sulla "femmina".
Questo rasojo, portato in una guaina, non si chiude; essi se ne servono con una destrezza straordinaria. Il colpo, se fatto ad arte, taglia la guancia di traverso e dall'alto in basso, ed è raro che lo sfregio raggiunga l'occhio, la bocca o l'orecchio, ancor meno il collo dove la minima ferita troncando la carotide sarebbe mortale. Per fare lo 'sfreggio' il camorrista s'avanza davanti alla sua vittima e incrociandola la colpisce con tanta rapidità, con mano così leggera che il ferito si vede inondato di sangue prima di sentire dolore.
Talvolta, affinché la ferita risalti meglio, la lama è immersa nell'inchiostro o in un colore qualunque. Se si vuole che la cicatrice sia irregolare e si rimargini male, si sbreccia la lama battendo il filo del taglio di rasojo su una pietra.
Gli specialisti dicono che il coltello meglio affilato del mondo non può sostituire un rasojo in quest'arte criminale tipicamente napoletana dello sfregio.
Le donne sfigurate in quest'orribile maniera non serbano rancore ai loro aggressori. Molto fiere talvolta di questo segno, per loro, d'affezione, che e' una sorta di certificato di bellezza, vanno a farsi suturare la guancia all'ospedale dei Pellegrini di Montecalvario, e lo esibiscono fra i conoscenti del quartiere con compiaciuta rassegnazione ; si rifiutano poi ostinatamente di rivelare il nome di colui che le ha sfigurate se interrogate da ufficiali di Pubblica Sicurezza.
Nei quartieri piu' antichi della citta', Vicarìa, San Lorenzo, Porto, Mercato, Pendino e Montecalvario ad esempio, si incontrano ad ogni passo donne d'ogni età cosi tagliuzzate, perché la cicatrice è indelebile.
Aggiungiamo che esse si battono al rasojo fra loro. Tre anni fa una battaglia di questo genere ebbe luogo fra due sorelle e una loro amica, colpevole d'aver respinto una dichiarazione d'amore di un loro fratello. Le tre ragazze si sfregiarono a morte reciprocamente.
L'ultima statistica ufficiale che abbiamo sotto gli occhi, quella del 1886, riporta 146 sfregi. Ma questa cifra non corrisponde nemmeno lontanamente alla realtà, giacché l'uso del rasojo è divenuto ancor più frequente negli ultimi anni.
I 3/4 delle donne sfigurate non denunciano alla Pubblica Sicurezza.
Del resto, non ci si lamenta affatto nei riguardi dei camorristi, per il terrore di aver a che fare di nuovo con loro.
A maggior ragione gli affiliati non si denunziano fra loro. Il 16 giugno 1892 un camorrista noto, il gioielliere Ippolito, passando per un vicolo del quartiere Pendino, fu ferito a morte e rifiutò di denunziare il suo aggressore prima di morire. La polizia trovò comunque l'assassino. Era un camorrista soprannominato ('o contranomme - dicono i Napoletani) 'o Puorco, era stato incaricato dalla paranza del Pendino di uccidere Ippolito, avendo costui preteso di impedire ai guappi ed ai picciotti di prelevare una decima sulle poste del gioco a carte. Ippolito aveva schiaffeggiato 'o Puorco il giorno prima, obbligandolo a rendere 10 centesimi estorti a dei ragazzi che giocavano a carte.
Le donne mostrano la stessa "omertà". Una bella ragazza di 17 anni, Vincenzina Quarantiello, che abitava a vicolo Due Porte a San Nicola Dei Caserti alla Vicarìa, ferita all'anca da un colpo di coltello dalla famosa Nannina Pizzo, affiliata di camorra, non volle mai denunciarla. Ferita nuovamente alla spalla, e molto gravemente, il 7 luglio 1892 dal suo amante, Vincenzina raccontava alla polizia una complicata favola per deviare le investigazioni.
In queste condizioni gli aggressori e gli autori di furti restano quasi sempre sconosciuti. Le gesta dei "Soliti Ignoti" riempiono le colonne dei giornali, e questa è una formula adottata senza ironia; cosi in un numero del Roma del maggio 1892, quattro fatti diversi e successivi nella stessa giornata vengono titolati: "i coltelli e gli Sconosciuti", "Ancora gli sconosciuti e il coltello", "Sempre gli sconosciuti e il coltello", "Lo sconosciuto...conosciuto". All'interno del giornale si legge il resoconto di altre orribili aggressioni tutte avvenute nel corso della medesima serata .
Uno straniero non si spiega che dopo lungo sbigottimento come accada che pacifici cittadini, passeggiando lungo un marciapiede ad esempio di via Toledo, ricevan cosi spesso colpi di coltello da parte di individui che non conoscono...
Il giovane Vincenzo Camporosato, il 19 giugno1892, di sera, giocando coi compagni in via Marina, vinse alcune lire. Uno sconosciuto si avvicinò ai giocatori e reclamò la camorra consueta sull'utile. Avendo Camporosato rifiutato, lo sconosciuto lo sfregiò col suo rasojo d'ordinanza .
Questo colpo si chiama anche 'rasulijata' ! Quando si verifica un incidente del genere, si odono le donne gridare: Ll'hanno rato na rasulijata !
(Corriere di Napoli, 20 giungo 1892)
Il 10 luglio 1892 , avendo la signora Pesonte, portiera a via dei Fiorentini ai Guantai Nuovi, percosso un ragazzo di 8 anni di nome Giuliano, che tentava di violentare sua figlia Guglielmina di 7 anni, il padre di Giuliano, correndo in soccorso del figlio, ferì la signora Pesonte con un colpo di rasojo
(Il Roma, 11 luglio 1892)
L'8 novembre dello stesso anno, due ragazze , Francesca di Rosa, di anni 14, e Giovannina Pozzella di 16, si battevano per una questione d'amore; Giovannina ferì gravemente Francesca con un colpo di rasojo , dilaniandole la spalla sinistra fino all'osso
(Il Roma, 9 novembre 1892)
Il rasojo serve soprattutto a colpire al volto: ma anche attraverso il vestito esso puo' causare ferite gravi. Cosi il 12 luglio 1892, 4 camorristi del quartiere Vicarìa che da poco erano usciti di prigione, avendo cenato a Poggioreale, vollero obbligare il corriere De Maio a ricondurli verso il centro città per 8 soldi. Arrivando a Porta Capuana, i camorristi pagarono il loro cocchiere picchiandolo a sangue. Uno dei pregiudicati, quello chiamato Andriola, trattore, dell'età di 60 anni, colpì De Maio al gomito destro con un rasojo a manico fisso. L' arma penetrò fino all'osso, aprendo i muscoli e l'arteria. La ferita era lunga 20 centimetri per 6 di larghezza, essendosi le carni sùbito ritratte. Il ferito , esaurito dall'emorragia, fu portato morente all'ospedale Loreto al Mare.
(Il Roma, luglio 1892)
L'impiego del rasojo contagia da Napoli anche Roma e anche l'Italia del Nord; Cosi il Secolo di Milano del 25 ottobre 1892 racconta fra i fatti di cronaca, l'episodio di due donne di Torino delle quali l'una ha sfregiato l'altra: '' la Sottoni s'ebbe un tremendo colpo di rasojo alla faccia. ''
(Monsieur Marcellin Pellet, Console Generale di Francia a Napoli dal 1888 al 1892 ; notizie riportate in : Napoli Contemporanea,1892)
Nessun commento:
Posta un commento